“Musicamorosa” reviewed by Onda Rock

Fuori dagli schemi e dai consueti circuiti della musica elettronica, l’artista portoghese Jorge Mantas da qualche anno a questa parte conduce le sue esplorazioni sonore sotto l’accattivante alias di The Beautiful Schizophonic. Dopo l’esordio “Hyperblue Hydrophonics” e la quasi totalità dei brani compresi nella pubblicazione “Product 06” della conterranea etichetta Crónica Electronica, Mantas pone mano a un’opera complessa e impegnativa, composta e suonata con il vario utilizzo di una strumentazione che comprende tanto drone e field recordings quanto tiepidi inserti acustici, cui è affidato il compito di riempire di romanticismo partiture ambientali evanescenti e modulazioni sonore ammantate da cupo fascino.

Fin dalla scelta del suo particolare alias, l’artista portoghese sembra amare nomi, definizioni e titoli eccentrici e di pronto impatto, tanto che egli stesso definisce la propria musica, tra l’altro, come “post-romantic drones”, “neoclassical laptopia”, “pastoral digitalia” e “warm glitch”. Al di là della loro astrusità esteriore, queste espressioni riescono a descrivere piuttosto bene i tratti di un suono che coniuga i solo apparenti ossimori di modernità digitale, sensibilità romantica e calda delicatezza acustica.

È proprio lo spirito romantico l’elemento portante di “Musicamorosa”, album che presenta tredici tracce dai suggestivi titoli in francese, dense di reminiscenze letterarie (alla “Recherche” di Proust in particolare), sottili richiami romantici ma anche passaggi di oscura rarefazione e di suoni lievemente destrutturati.

Attraverso variazioni di registro graduali e talvolta appena percettibili, Mantas si cimenta con abilità sopraffina nell’utilizzo di drone impalpabili, che scorrono a creare onde tenebrose, solcate da inquietanti glitch (“Zephir Marin, Feerique Comme Un Clair De Lune”) o costituiscono il substrato per gentili note acustiche (“L’Eternel Matin”, “L’Eternel Matin”) o, più spesso, cesellano paesaggi di dark-ambient emotivo e mai opprimente. Le dilatazioni di fondo si ritraggono poi come flutti silenti nelle appena percettibili intro di molti brani e nell’ovattato raccoglimento che fa da unico contorno alla suadente declamazione di passi proustiani da parte della sorprendente voce di Colleen (“La Lectrice”, appunto); più spesso, tuttavia, il proscenio viene lasciato a field recordings e modulazioni di frequenza, costellate di screziature elettroacustiche che trovano libera espressione nei tredici minuti della conclusiva “Soixante-Quatre (@C Pour T.B.S.)”.

Ma l’apice di intensità è raggiunto dai due brani nei quali più toccante è il malinconico romanticismo di Mantas, ovvero il lento crescendo dell’iniziale “Un Etourdissant Reveil En Musique” e soprattutto la magnifica (fin dal titolo) “Un Jardin Encore Silencieux Avant Le Lever Du Jour”, che parte con delicate note di xilofono, che preludono a una parte centrale di “ambient orchestrale” tanto raffinato ed emozionante da poter essere scambiato per una delle migliori composizioni di Eluvium.

Tra la levigatezza di queste composizioni e le tenui increspature affioranti qua e là nel corso dell’album, l’artista portoghese è riuscito a confezionare un lavoro denso di paesaggi sonori di delicata sensibilità e meritevole di collocarsi, a sorpresa, accanto alle più interessanti produzioni ambientali di un’annata già prodiga di pregevoli uscite nel genere.

Raffaello Russo

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