“Two Novels: Gaze / In the Cochlea” reviewed by Sands

Recensendo il precedente CD della Crónica mi rammaricavo per l’occasione sprecata, ma con la certezza che presto si sarebbe presentata una nuova opportunità e l’etichetta non avrebbe sicuramente fallito il colpo. Ecco che la previsione, puntualmente, si avvera, ma con questo non mi sento affatto un mago poiché, visto il crescendo qualitativo proposto in pochi mesi di vita dal marchio lusitano, si trattava di un pronostico piuttosto scontato. Quello che non era scontato, invece, è il come e il chi, sarebbe stato infatti impossibile, se non sbirciando nel sito ufficiale, prevedere che nei piani futuri della Crónica ci sarebbe stato il disco d’esordio della giapponese Keiko Uenishi, in arte o.blaat, che vive a New York ed è già un piccolo mito all’interno della scena downtown. Ecco il solito esagerato, penserete, e invece no, proprio di un piccolo mito si tratta. Quanti possono vantare un disco d’esordio con ospiti d’eccezione come quelli che vedete riportati qua sopra. E quanti possono vantare un disco d’esordio la cui presentazione viene firmata niente poco di meno che da Christian Marclay. Già dalle premesse, quindi, si tratta di un piccolo evento. Ma accanto all’evento, è questo che conta, c’è anche la sostanza e “Two Novels” è un gioiello di impenetrabile limpidezza. Il disco è diviso in due suite, entrambe composte da nove frammenti, dove si fa trait d’union fra le possibili ascendenze di Uenishi: il suono Mego, la scena newyorchese, l’elettro-elettronica giapponese. I vari ospiti sono dislocati, mai più di uno per frammento, nella prima suite, mentre nella seconda Uenishi fa tutto da se. Quindi, affatto logico, abbiamo una prima parte più eterogenea ed una seconda parte più omogenea. In Gaze la giapponese si cala splendidamente in un mood da grande mela, con tutto quello che ci sta dietro, e danza da buona ballerina* all’interno di un modello così policromo. Gli stimoli di Gaze sono gli stessi che hanno già reso pregnanti alcuni progetti di John Zorn, soprattutto le colonne sonore, oppure che hanno dato i natali alla scena illbient o, ancor prima, alla no wave, e indietro fino all’oscura presenza della Femme Fatale, del Black Angel e della Venere in pelliccia. Tutto quanto viene però rivisto attraverso il disincanto e la poetica freschezza di un’ottica oriental-femminile. Il ritmo frigido di One Morning, con la Matthews, apre su ‘una giornata’ prodiga di sorprese, con le atmosfere animalesche di Gone Fishing, create da uno splendido dj Olive, e le oscure melodie di Hanging Sky e Froid, con una freschezza che non viene meno neppure quando, come avviene negli ultimi due titoli citati, la costruzione sonora volge verso motivi indubbiamente già sentiti. La seconda parte del CD è meno spettacolare ma ancor più stupefacente nel rivelare una musicista già in grado di elaborare superbe tessiture, anche quando vengono meno le collaborazioni che impreziosiscono l’altro ‘lato’ del disco. Si tratta di un mood più viennese, e più nipponico, con o.blaat intenta, come scrive Marclay nelle note di copertina, ad esaminare i suoni al microscopio. Sembra facile ipotizzare per Uenishi un brillante futuro, ma non aspettate quel giorno per fare la sua conoscenza… giacché “Two Novels” è già qui, splendido dato di fatto, che aspetta.

(*) Uenishi si è trasferita dal Giappone agli USA con l’intento di per studiare tip tap.

e.g.

Leave a comment