Terra, uscito per la label portoghese Crónica, è un’opera multiforme e ambiziosa per violoncello, percussioni e componenti elettroniche che partendo da frammenti sonici di territori registrati in loco e riorganizzati all’interno dei cinque atti presenti nel disco rappresenta una finestra paradigmatica sull’idea di musica che ha Luca Forcucci.
Con Terra Luca Forcucci, da sempre interessato a esplorare tutte le possibilità che la musica elettronica e le installazioni sonore e visive possono offrire in relazione ai territori e a ciò che li riguarda, dalla frammentazione dei confini geografici alla continuità e discontinuità degli ecosistemi, dall’urbanizzazione alla decentralizzazione, provando a decontestualizzare e ad allontanare la visione umana di essi, cercando di offrire un punto di vista terzo, super partes.
È chiaro dunque che con queste premesse il viaggio sabbioso e faticoso dei trentacinque minuti di Terra si fonda per sua stessa natura su un equilibrio precario che prova a tenere insieme sperimentazione e tradizione. Si veda la cupa e tempestosa “Incognita”, avanguardia cupa e tempestosa, che prova a farsi strada in un bosco inquietante tra trappole e paludi e che guarda al passato pur decostruendo ritmica e melodia. Non di diversa impostazione è la breve “Cantus”, che pure è leggiadra ed elegante nel suo discostarsi solo apparentemente dalle desolazioni paesaggistiche del resto del disco.
Una desolazione che, però, non è priva di un certo grado di speranza e di resilienza. Nel tentativo di far parlare il territorio e le sue infinite e splendide contraddizioni Forcucci, come si diceva, ha tra i suoi scopi principali quello di fare un passo indietro come essere umano e di narrare e di descrivere qualcosa che esiste al di là di lui che non è mai altro da lui. Niente gli è estraneo, com’è naturale che sia, eppure una certa incommensurabilità tra uomo qua e là traspare. Si materializza soprattutto in pezzi titanici come la conclusiva “Firmus”, ipnotica e dallo spirito selvaggio e incandescente, o nella solitudine intergalattica di “Obscura” e di “Terra”, così oniriche e al tempo stesso così materiali e sanguigne. In Terral’animo può talvolta spaventarsi e spaurarsi, ma quello stesso senso di sublime che atterrisce lo spirito è subito pronto a rianimarlo e a rincuorarlo, cosa che anche Forcucci sembra suggerirci. (Samuele Conficoni)
via Music Map