Originali e stravaganti dissonanze popolano i tessuti sonori di Textuur 2, il nuovo lavoro di Jos Smolders (uscito per Crónica Label), un progetto tanto ostico quanto affascinante che sa incuriosire, spaventare e ipnotizzare, secondo capitolo di una serie nella quale l’autore investiga la decostruzione e la frammentazione di suoni strappati dal loro contesto e ricollocati in un puzzle musicale totalmente nuovo.
Textuur 2 non è solo un’altra coraggiosa dichiarazione di poetica di Jos Smolder. Nel secondo volume di questa serie, infatti, l’artista olandese riparte dove si era fermato nel primo ma aggiunge, amplifica e ricama tutto ciò che ancora sentiva necessario affermare. Partendo, come nel caso del progetto precedente, dagli studi di Pierre Schaeffer, uno dei suoi punti di riferimento, Smolders ha tra i suoi principali obiettivi quello di scarnificare il suono fino a renderlo pura astrazione. Persegue questo scopo con astuzia e con sapienza, rendendo i brani superfici dimensionali nelle quali paiono possibili salti spaziotemporali di ogni tipo.
I pezzi di questo lavoro hanno due titoli: vi è “Collection”, che è suddiviso in due parti tra loro intervallate da altre composizioni, e vi è “Permutation”, in dieci capitoli che vanno dalla A alla J. Essi sono la perfetta manifestazione degli obiettivi di Smolders: ritmi completamente imprevedibili e disarticolati al loro interno finiscono per creare un sorprendente equilibrio e un’armonia altrettanto stramba e sghemba. Figli di una precaria e instabile tranquillità continuamente minacciata e violentata, le dodici tessere che animano Textuur 2navigano negli inferi di un mondo ormai privato di ogni qualsivoglia parvenza di innocenza e di speranza.
Come a zattere in un fiume di incertezza, ai capitoli di Textuur 2 ci si affida e ci si vota: il minimalismo lacerante dei primi passaggi di “Permutation” si infrange nelle strane sensazioni che emana la fulminea “Collection 2”, sorta di interludio electro-pop, mentre la totale disintegrazione di “Permutation E” ed “H”, totali tuffi nella sperimentazione sonora più cupa e spiazzante, sono tra le più autentiche e intriganti schegge dell’universo per nulla conciliante che Smolders vuole dipingere con questa sua pulsante serie, un lavoro complicato ma ammaliante, non facile da digerire al primo ascolto ma talmente misterioso e oscuro da invitare a numerose e approfondite esplorazioni. (Samuele Conficoni)
via Music Map