La sonica “Fire†– un sample di chitarra compattato in scarica digi-punk – apre questo disco dell’austriaco (residente a Berlino) Peter Votava violentando i timpani dell’ascoltatore, ma già “After the bomb†smaterializza tale potenza fisica in tensione tutta mentale, con le percussioni del batterista dei Radian Martin Brandlmayr chiamate a solcare un fondale ambient come cespugli rotolanti in una tetra landa desertica. E ancora più isolazionista “Approximation†– drones impenetrabili, cigolii impro e sibili noise – prima che una gelida corrente di bacilli al silicio inizi a spazzare l’antro caveronoso di “Blind flightâ€. Da qui fuoriesce improvvisamente il lamento greve di “Sonomatopeiaâ€, un fiotto di sangue raggrumato che riga le labbra della metal-singer Alexandra von Bolzn, mentre la successiva “End†amplifica un campionamento di basso trasformandolo in un ruvido piano inclinato che ci conduce sotto la volta di “Iron skyâ€, mefitico pezzo heavy-dub trapanato ininterrottamente da glitches acuminati, dove compaiono nuovamente sia il chirurgico battito percussivo di Martin Brandlmayr che il sibilo urticante emesso dall’ugola di Alexandra von Bozln. Lungo i 58 minuti di “Ificationâ€, sempre perfettamente focalizzati anche nei loro momenti più rumoristici, Peter Votava/Pure riesce a trovare un interessante punto di coesione tra rigorosa sperimentazione sonora e pittura impressionistica di plumbei scenari metafisici. Guido Gambacorta