“strings.lines” reviewed by Sentire Ascoltare

strings.lines
Dei diapason. Guide quasi morali. Le “linee” a cui fa riferimento il titolo del nuovo suggestivo lavoro di Nicolas Bernier sono “tuning fork”, strumenti di accordatura e curiosi spiriti di metallo che riproducono un “puro tono”, a cui anelare. Per un anno e mezzo (settembre 2008-febbraio 2010), Nicolas ha seguito la fascinazione di ciò che detta la regola: ha chiamato a sé due suonatori d’archi, Pierre-Yves Martel (violista) e Chris Bartos (violinista) e insieme hanno esplorato le risorse asintotiche del tuning attorno a una determinata frequenza. Bernier, compositore elettroacustico canadese (curiosamente omonimo di un compositore francese del Seicento), ha miscelato questi elementi riuscendo a creare una ricerca sui timbri di grande impatto, con un’insistenza e un’intensità che ricordano le notti di Giacinto Scelsi, più che le ricerche di Luciano Berio. Funziona particolarmente la dinamica e il sistema di relazioni che si creano tra layer ambiental-elettronici (sfrigolii so sticati n quasi al silenzio, a volte – line (c) – formicai percussivi) e le note acustiche (line (a)), prolungate no a essere un mantra dell’essenza. Ciò che sembra paradossale, ma solo in apparenza, è la possibilità di fare improvvisazione attorno al concept di String Lines. Non è per nulla inconcepibile maturare un approccio alla nota che per quanto si avvicini la rifugga, ne colga interstizi, vie d’uscita, mimetizzati nella ripetizione.

L’ascoltatore vive una piccola narrazione, dalla quale è costretto a rimanerne escluso. È imbavagliato, come in una camicia di forza, dall’ipnosi dei forks, e gode, impotente, della maestria altrui nel fare fuga e trovare escamotage per ravvivarne le potenzialità compositive. (7.2/10) Gaspare Caliri