Fin dai suoi primi lavori Ran Slavin era intensamente legato alla sua terra. Memorabile il suo contributo nel corale ‘Walking In Jerusalem’ di Random Inc/Sebastian Meissner insieme ad Electric Birds e Tim Hecker per Mille Plateux. E ancor più nell’edizione sperimentale sempre di Mille Plateux delle raccolte di ‘Intifada Offspring’ insieme ad altri artisti israeliani. Ran Slavin è un artista contemporaneo che lavora e sperimenta con il suono, grazie al quale ricrea scenari di alterazione di notevole intensità e originalità . Il materiale alla base di questo ultimo disco sono le registrazioni di musicisti folk strappate ai quartieri dei Territori e combinate con altri suoni ‘sincretici’ dell’ambiente metropolitano (ambienti e voci). L’autore si è accostato alla chitarra da quattordicenne, mentre ora elabora il video e l’audio con patch sviluppate da lui stesso. Tutto digitale quindi, fatta eccezione per l’intervento dello strano strumento detto Bulbultarang, interpretato da Ahura Ozerri.
‘Hagalil’ è una traccia di loop e piccoli intarsi. ‘Village’ e ‘Jericho 6AM’ seguono il discorso elaborato da una chitarra accelerata, mentre altre corde si intrecciano in una fitta tessitura. Altrove, come in ‘Wayward initial’ è un basso pesante e profondo a scatenare il lirismo emotivo. Ran Slavin ha il merito di essere grezzo ed elegante al tempo stesso: la manipolazione esprime un’estetica originalissima e si produce anche dalla scelta di campioni ambientali sporchi (o sporcati) con gusto personale. Sono forse sogni, riverberati, che riportano l’eco di melodie rese familiari al lontano mondo urbano grazie agli artifici di un abile distorsore. Batteria irregolare ma originale in ‘Shelters and Peace’ e ‘Silence’, dove il ritmo è somministrato senza pudori. E’ forse nel ‘Kiosk in Furadis’ che una filastrocca con solista e coro femminili diventa quasi dnb. Tanti interventi di voci che mutano timbro, cantano talvolta sommessamente, e si accalcano o dilatano. Ne risulta un blues confuso, una babele piena di eccezioni.
Il concept dell’album è forte a monte e i suoni sembrano voler rappresentare uno spazio fisico già riprodotto nelle vedute aeree del pack. Per questo il paragone con musicisti della stessa senbilità (Philip Jeck and Janek Schaefer per primi) rende un’idea di massima ma non esaurisce l’ampio discorso di Ran Slavin. In un’intervista, definisce lo stile di questo suo disco ‘oriental abstract spiritual music’. Sempre quest’anno Mille Plateux gli ha pubblicato la terza versione del progetto inizialmente commissionato dalla Biennale di Venezia ’04 “Insomniac Cityâ€. Si tratta di una meditazione sulle conseguenze estreme della vita urbana contemporanea ed è disponibile come doppio dvd PAL-NTSC e come CD con la colonna sonora. “The Wayward Regional Transmissions” ricorda nel nome le tracce da ‘radio pirata’ pubblicate dall’autore nel 2002, ed esprime la naturale evoluzione di una preziosa sensibilità artistica: elettronica da esplorazione, bella, dentro il presente e pure intelligente.