In “Berlin backyards†sono raccolte otto composizioni di musica concreta che riprocessano una ricca serie di field recordings catturati dal sound-designer svizzero Gilles Aubry nell’inverno del 2006 a Berlino. Ci viene così restituito un volto inedito della capitale tedesca, quello rappresentato da cortili e giardini interni, dove si è soliti parcheggiare le biciclette, dove risiedono centraline elettriche, impianti di ventilazione, bidoni della spazzatura e cassonetti del materiale riciclabile, dove il cinguettio degli uccelli rimbalza tra prato e cemento, tra alberi e asfalto…
Come se osservassimo la città attraverso una calotta insonorizzata non sigillata perfettamente – dalla quale filtra un pulviscolo astratto di sibili, lievi spostamenti d’aria, rumori meccanici, scalpiccii – quello che veramente importa non è ciò che accade, ma ciò che potrebbe accadere: le architetture evocano presenze umane, lo spazio si colma di attesa ed ogni micro-evento è l’epifania di un mondo sconosciuto da accogliere con stupore. Guido Gambacorta