“Uno stordente sogno in musica”, “gli uccelli che dormono nell’aria”, “un giardino ancora silenzioso prima del levarsi del giorno”, sono alcuni dei titoli prelevati dal corpo della “Recherche” di Proust che la musica del portoghese Jorge Mantas alias TBS anela ad evocare. Scaturito nel 2003 da esperimenti personali con computer e minidisc, il progetto trae ispirazione da una varietà di stimoli culturali, dalla pittura di Dante Gabriel Rossetti al cinema di Eric Rohmer, mantenendosi sul filo di un intimismo introspettivo dai risvolti romantici. Con l’aiuto di alcuni ospiti alla chitarra più un intermezzo di passi proustiani letti in francese da Cécile Schott, l’autore si muove su un terreno in cui è facile scivolare nell’estetismo fine a se stesso. L’attenzione di Mantas si focalizza quindi, con esiti discreti ma non essantanti, sulla capacità dei suoi atmosferici soundscape e ambient drone melodici — assemblati al laptop come uno scrittore davanti alla sua macchina da scrivere — di comunicare genuine emozioni con languida e sensuale malinconia. Per citare un altro titolo, “una prova dell’esistenza irriducibilmente individuale dell’anima”.
Vittore Baroni